San Benedetto concepisce nella sua regola il monastero come una famiglia, unita saldamente dal voto di stabilità. I monaci benedettini si legano profondamente e stabilmente ad una comunità concreta per sviluppare nel corso di tutta una vita il germe di vocazione che Dio ha messo nel cuore di ognuno. La guida e la responsabilità per tutta la famiglia monastica pesa sulle spalle dell’abate. E’ lui ad organizzare la vita della comunità, lui distribuisce cariche e competenze. Anche lui però è sottoposto all’obbedienza verso la Chiesa e San Benedetto vuole che prenda le decisioni importanti consigliandosi in sincerità con i suoi monaci. Tutti i compiti aderenti alla vita comunitaria sono distribuiti fra i monaci, la cura dei beni e delle sostanze materiali sta nelle mani del cellerario e dell’economo, il portinaio si occupa degli ospiti, l’infermiere si dedica agli ammalati e via di questo passo ogni monaco riceve dall’abate le rispettive responsabilità e doveri. Tutto deve procedere con ordine e dignità perché la vita comunitaria possa svolgersi con serenità e nella pace. La famiglia monastica condivide così ogni aspetto della vita, le fatiche e le gioie, per dedicare a Dio ogni attimo delle proprie giornate, sia nella preghiera che nel lavoro.